Uno dei maggiori vantaggi riscontrati da qualsiasi utente è che con i Big Data possiamo usufruire di servizi con caratteristiche sempre più adatte a noi. Purtroppo, ciò è possibile perché le nostre attività vengono tracciate, analizzate e non sono più così private. In questo articolo, mi chiedo se la nuova tecnologia basata sull’analysis dei dati cambierà il mondo, ma la verità è che lo ha già fatto. In una vecchia copertina dell’Economist, datata 2017, si leggeva: “La risorsa più preziosa al mondo non è più il petrolio, sono i dati”.
Quando si può parlare di Big Data?
Per quanto riguarda la sua definizione, ne abbiamo già parlato quando abbiamo spiegato cosa sono i Big Data. In generale, secondo l’Unione europea i mega dati sono: grandi quantità di tipi diversi di dati prodotti da varie fonti, fra cui persone, macchine e sensori. Quindi, nella pratica sono tutte le informazioni che noi e i nostri dispositivi raccogliamo e condividiamo col mondo.
Si parla di Big Data anche quando si nominano i Social Network, il primo esempio tra tutti è sicuramente quello di Mark Zuckerberg. Il creatore di Facebook, che di recente sta investendo sul metaverse, fu infatti protagonista di uno scandalo sulla tutela della privacy digitale e del caso Cambridge Analytica.
A prescindere da eventuali discussioni e problematiche relative alla privacy, la verità è che archiviare e spedire delle informazioni non costa nulla. Ciò significa che aziende come Facebook e Google possono fatturare cifre da capogiro con un’efficienza mai vista prima. Inoltre, utilizzare le loro piattaforme è estremamente semplice e socialmente potente.
Qual è un esempio di Big Data?
Un esempio sui Big Data è possibile restando sempre sul tema dei social. Basti pensare che ogni 60 secondi più di 3 milioni di post e 500 mila commenti vengono pubblicati su Meta (ex Facebook). Oltre 400.000 tweet inviati e più di 30 milioni di messaggi su WhatsApp. Infine, su Google vengono svolte quasi 4 milioni di ricerche. Insomma, in pochissimi minuti vengono forniti e registrati milioni di dati sulle principali piattaforme comunicative.
Secondo un rapporto di We Are Social, spendiamo circa 6 ore al PC e molto di più sullo smartphone. Per quest’ultimo grande impatto ha avuto il 4G e ulteriore sarà quello del 5G che porterà altri dati nell’ecosistema digitale. Detto questo, i Big Data servono a migliorare l’algoritmo che analizza le informazioni e migliorare il suo modo di imparare.
Quest’algoritmo, però, non servirà solo a fornire servizi migliori ma cambierà anche il mondo del lavoro. Già da anni esistono nuovi mestieri (data scientist, security engineer e così via) e molti altri devono ancora essere creati. Anche la moneta virtuale sarà un elemento imprescindibile, pensa al database contabile della blockchain e alle altalenanti criptovalute. Insomma, i Big Data siamo noi e sono intorno a noi. Quindi, se il mondo cambierà dipenderà ancora una volta da noi e non solo dalle tecnologie.
Disclaimer: non sono un esperto. Da appassionato condivido e rielaboro le informazioni raccolte online.
In questa pagina sono presenti link di affiliazione che garantiscono a questo sito una piccola quota di ricavi, senza variazione del prezzo per l’acquirente.